Una migliore comprensione dei meccanismi di interazione esistenti nel recente passato, in particolare durante il medio-tardo Olocene, fra fattori naturali allogenici (i.e., clima e livello del mare) e autogenici (i.e., subsidenza locale e paleomorfologia), la frequentazione antropica e le dinamiche deposizionali ad alta frequenza di sistemi alluvionali e costieri è condizione necessaria per la definizione di piani di azione finalizzati alla tutela di queste aree di pianura così sensibili ed allo stesso tempo fortemente popolate.
Caratteristica principale di questa linea di ricerca è la multidisciplinarietà, poiché solo dall’integrazione di più dati e proxy paleoambientali, stratigrafici, paleoclimatici e di impatto antropico è possibile ricostruire in dettaglio l’architettura deposizionale del primo sottosuolo delle aree di pianura, e definire i fattori di controllo che hanno determinato specifici depositi e trend evolutivi alla scala millenaria e sub-millenaria.
Attualmente sono principale oggetto di studio le pianure costiere del Po e dell’Arno, grazie anche al finanziamento di UniBo tramite borse di dottorato e la collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
Le metodologie impiegate includono
- analisi di facies, basata sull’integrazione dell’analisi sedimentologica e micropaleontologica (foraminiferi bentonici e ostracodi), su successioni di sondaggio a carotaggio continuo,
- creazione di griglie di sezioni stratigrafiche e definizione dei principali corpi deposizionali,
- intersezione dei dati stratigrafici di sottosuolo con eventuali paleotracce, identificate tramite tecniche di remote sensing (i.e., immagini satellitari e LiDAR), per una ricostruzione 3D delle reti di paleodrenaggio e (iv) stratigrafia pollinica ad alta risoluzione su sondaggi “chiave” al fine di ricostruire il quadro vegetazionale-climatico e di uso del suolo. Datazioni al radiocarbonio forniscono il quadro cronologico delle successioni in esame.