Approccio bioarcheologico allo studio dell’evoluzione umana
La bioarcheologia è la disciplina che studia i reperti scheletrici umani rinvenuti nei contesti archeologici.
Lo studio di marcatori ossei e dentari in Homo sapiens consente di definire la variabilità scheletrica moderna per poi confrontarla con quella del record fossile delle forme umane estinte. Attraverso questo approccio è possibile indagare aspetti evolutivi e microevolutivi delle popolazioni umane.
Sebbene metodi e tecniche di indagine per lo studio dell’evoluzione umana si evolvano rapidamente in ambito antropologico, il record scheletrico umano rappresenta ancora oggi oggetto ineludibile di studio nell’ambito della conoscenza della variabilità delle popolazioni del passato. Lo scheletro umano rappresenta un importante documento in ambito paleoantropologico e bioarcheologico per ricostruire aspetti paleoambientali, paleodemografici e più in generale paleoepidemiologici nonché alcuni di ordine sociale (livello di violenza interpersonale, cura delle malattie, comportamenti funerari, ecc.).
Definire e delineare il range di variabilità scheletrica dell’uomo moderno consente di comparare e interpretare quella del record preistorico e protostorico in chiave biologica e comportamentale. Per questo scopo si studiano caratteristiche e distribuzione di molti marcatori ossei e dentari, normali e patologici attraverso indagini di morfometria classica e geometrica e con metodi radiografici e tomografici e di ricostruzione 3D. Particolare attenzione è posta allo studio degli indicatori muscolo-scheletrici, di indicatori paleopatologici di malattie infettive, e di caratteri dentari (carie, tartaro, fratture, perdita dei denti intra vitam, ecc.).
Vengono svolte ricerche su reperti pleistocenici (Neandertaliani di Krapina 130 Ka BP, Croazia), su reperti di Homo sapiens della transizione Pleistocene/Olocene (Taforalt 15 Ka BP, Marocco; Afalou-Bou-Rhummel, 13 Ka BP, Algeria) e olocenici (dai Neolitici del territorio italiano fino alle fasi di transizione più recenti - tardoantica/medievale - e a reperti di epoca storica).
Per quanto riguarda le collezioni oggetto di studio, quelle neolitiche e di epoche successive provengono da scavi archeologici effettuati nel territorio italiano dalle Soprintendenze competenti e consegnate al Laboratorio di Bioarcheologia e Osteologia forense a scopo di ricerca.
Per definire e interpretare la variabilità di questi reperti, sono oggetto di studio le collezioni scheletriche identificate (per età alla morte, sesso, causa di morte, ecc.) di epoca moderna (19°-20° secolo), provenienti da cimiteri di diverse regioni italiane, del Museo di Antropologia dell’Università di Bologna. Il loro studio permettere di validare e testare metodi noti per la ricostruzione del profilo biologico (stima dell’età e attribuzione del sesso, primi e fondamentali parametri di variabilità), di standardizzare nuovi metodi di indagine da applicare a resti scheletrici sconosciuti (di interesse archeologico e forense), di sperimentare nuove tecniche di osservazione e archiviazione dei dati. Nell’ambito della variabilità dell’uomo moderno ove sono disponibili informazioni di ordine biografico e agiografico che possono essere confrontate con i dati osteobiografici, oltre alla ricostruzione del profilo biologico, si può giungere in alcuni casi (archeologici e forensi) ad aspetti identificativi (casi studio: resti scheletrici del cantore evirato Farinelli; reliquie di San Cassiano, Santa Deodata, San Zeno, ecc.).
Partecipano alle ricerche: Rita Sorrentino (Assegnista), Valentina Mariotti (PhD in Antropologia, UNIBO), Benedetta Bonfiglioli (PhD in Antropologia, UNIBO), Maria Elena Pedrosi (PhD in Biodiversità ed Evoluzione, UNIBO), Viola Tanganelli (PhD in Biologia Evoluzionistica, UNISI), Annalisa Pietrobelli (Dottoranda I anno, 35° ciclo Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente, UNIBO).
Per collaborazioni nazionali e internazionali consultare il sito della prof.ssa Maria Giovanna Belcastro.