Questa linea di ricerca, fortemente innovativa, individua in orizzonti stratigrafici deformati nel primo sottosuolo (< 30 m) della Pianura Padana un nuovo strumento per la stima della pericolosità sismica.
L’ubicazione e la geometria dei sistemi di strutture tettoniche sepolte nel sottosuolo padano sono ampiamente note in letteratura. La risoluzione dell’indagine geofisica non è tuttavia in grado di definire se, e in quale misura, tali strutture siano state in grado di generare terremoti di elevata magnitudo nel recente passato geologico, al di là del modesto intervallo di tempo coperto dalle fonti storiche.
L’analisi stratigrafica ad altissima risoluzione dei primi 30 metri di sottosuolo, condotta con le tecniche proprie dell’esplorazione petrolifera, consente di superare questo gap di conoscenza, delineando con precisione decimetrica la deformazione di orizzonti stratigrafici di età tardopleistocenica ed olocenica, depositatisi orizzontalmente, in risposta ad una attività sismica geologicamente recentissima, ma sfuggita all’analisi dei terremoti storici.
I marker stratigrafici di sottosuolo sono riconoscibili, databili e fisicamente mappabili nel sottosuolo su distanze di centinaia di kmq attraverso la caratterizzazione sedimentologica di dati di sondaggio e di prove penetrometriche. Per la prima volta viene messo in luce un approccio stratigrafico alla rappresentazione realistica del rischio sismico, con concrete possibilità di applicazione all’intero territorio di pianura.