Tutto questo, ma a che serve?

Tutto questo, ma a che serve?

Storia di “no” e di dinosauri.

Pubblicato: 21 maggio 2024

Ampio risalto mediatico sta avendo negli ultimi giorni la discussione sulle frasi del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a proposito dello studio dei dinosauri nella scuola primaria (qui il primo intervento; qui un articolo sul secondo).

Se la questione diventa, come è diventata, se sia utile o meno studiare i dinosauri a scuola, la risposta è molto semplice. È la stessa che corrisponde a ogni garrula domanda sull’utilità dell’insegnamento di qualcosa: non c’è conoscenza inutile.

Lo ha detto bene il nostro Federico Fanti: “i dinosauri sono cultura; scuola e cultura devono essere sinonimi”. Nel caso specifico dei dinosauri, poi, i motivi per portarli in classe non si contano: “non c’è nulla che batta i misteri del nostro mondo, la preistoria, i dinosauri, per avere una prima finestra proprio sulla scienza, sul metodo scientifico e sulla curiosità che tutti quanti abbiamo per questi argomenti”. Nella nostra epoca, oltretutto, conoscere intere comunità di animali che ci appaiono poderosi e sono stati invece vittime di una hollywoodiana estinzione di massa non può che stimolare una sana riflessione.

La questione è stata però in parte travisata. Attualmente non esistono dei programmi per la scuola primaria; non è per argomenti che bisogna ragionare. Le Indicazioni Nazionali del 2012 prevedono obiettivi da raggiungere nei vari anni del primo ciclo di istruzione, non argomenti suddivisi anno per anno. Di conseguenza, non ha molto significato dire che “in terza si fanno i dinosauri”, né che “il Ministro ha detto no ai dinosauri nei programmi”.

È pur vero che l’editoria scolastica continua a proporre certi argomenti in certi anni di scuola, ma una brava maestra o un bravo maestro, in realtà, scelgono le attività, i temi, gli argomenti e le modalità che ritengono più adeguati al conseguimento di obiettivi più ampi. Può questo implicare, per esempio, un lavoro su alcune, magari anche molte specie di magnifici dinosauri del Mesozoico, citati con il loro nome latino, a cominciare dall’immarcescibile Tyrannosaurus rex? Potrebbe. Potrebbe persino tradursi nella scelta di richiedere di memorizzare i nomi di diverse specie, magari ordinate per area geografica? Potrebbe essere la strada sbagliata. È difficile dire: dipende dal contesto scolastico, dalla classe di bambini, dalle competenze di chi insegna, eccetera.

Se il Ministro mette in discussione un approccio esageratamente mnemonico ed elencatorio allo studio di questa immaginifica fase della vita sulla Terra, la questione diventa una questione didattica. Il nostro Dipartimento, per parte sua, non può che auspicare che a tutti gli alunni delle scuole primarie italiane si continui a parlare di dinosauri, di un pianeta remoto nel tempo, di foreste inesplorate, di impatti meteorici; a stimolare l’immaginazione, la curiosità, l’amore per le scoperte e per i dettagli; in altre parole, a formare cittadini amanti della cultura e della scienza, che questo avvenga attraverso i dinosauri o attraverso i coralli tabulati.